Siamo docenti universitari di diritto, avvocati, giudici, operatori della amministrazione giudiziaria genovese, profondamente turbati dai gravi fatti recenti che si possono sintetizzare quali imbarbarimento della dialettica tra i poteri dello Stato e pesante interferenza politica su processi in corso e da molte proposte, all’apparenza poco meditate, che vengono prospettate di cosiddetta riforma della Giustizia.
Ci siamo spontaneamente ritrovati perché spinti da un forte disagio e da una grave preoccupazione: le inusitate interferenze addirittura del Senato della Repubblica sui singoli provvedimenti giudiziari, gli interventi ministeriali che non paiono diretti alla normale tutela del giudice naturale, secondo prassi, ma piuttosto finalizzati all’azzeramento di processi in corso, con evidente danno per la Giustizia, il pervicace rifiuto del processo da parte di soggetti che, per la loro posizione, dovrebbero invece affrontarlo lealmente, oltretutto con dichiarazioni di vero e proprio disprezzo della Corte poste in essere nei riguardi non solo di singoli magistrati ma di interi collegi giudicanti, che si riverberano sulla intera magistratura, additata nei confronti della Collettività con la non disinteressata accusa di svolgere un ruolo di parte, minandone la credibilità stessa, sono eventi ignoti al nostro Paese in tutta la storia repubblicana.
Se a tali comportamenti si aggiungono da una parte una disinvolta legislazione con priorità assoluta su temi delicati come le rogatorie e il falso in bilancio, dall’altra il rischio che si va profilando di compromissione di principi cardine del nostro ordinamento, anche di ordine costituzionale, quali l’obbligatorietà dell’azione penale, l’attribuzione al Giudice del compito di interpretare la legge, la divisata sottrazione alla magistratura del controllo sull’attività investigativa per attribuirla al potere politico e via dicendo é il caso di rendersi conto che ciò che é messo in discussione non sono tanto i magistrati, che, ovviamente, possono sbagliare e talvolta sbagliano, ma i fondamenti stessi di una democrazia: la eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la sottoposizione di tutti i cittadini alla legge, la separazione dei poteri, la assoluta indipendenza della magistratura.
Tutto ciò si verifica in una situazione nella quale, con una parte della informazione più attenta all’aspetto agonistico del conflitto tra poteri, altra parte gravemente condizionata se non assolutamente orientata dall’esistente monopolio, i cittadini hanno scarsi strumenti per rendersi conto della realtà e soprattutto della gravità della questione: a questo si aggiunga che c’é un clima di indifferenza, che potrebbe autorizzare più gravi avventure.
E’ nostro intendimento offrire tutela a quei principi irrinunciabili, che sono il fondamento di uno Stato di diritto e che sono percepiti come patrimonio comune dalla Collettività, indipendentemente dalle diverse appartenenze.
Per queste ragioni, pertanto, abbiamo deciso di fare quanto é in nostro potere e di prendere, quindi, quelle iniziative – anche di proposta riformatrice – che ci sono consentite per far comprendere a tutti che scelte incisive in materia di Giustizia, che coinvolgano gli interessi fondamentali della civile convivenza di un popolo, debbono necessariamente essere riconosciute come proprie dal comune sentimento, a seguito di un confronto dialettico completo, sereno e trasparente, di tutte le parti interessate e senza delegittimazioni nei confronti di nessuno: in questa linea intendiamo fornire il nostro apporto.
Con questo intendimento i sottoscritti costituiscono un comitato e chiamano ad aderirvi tutte le persone che si identificano nei principi e nelle finalità esposte nel presente “manifesto fondativo” e sono disposti ad impegnarsi per la loro tutela e divulgazione.