
Intervento inaugurazione anno giudiziario 2025
Anche quest’anno – come da oltre vent’anni – il Comitato per lo stato di diritto, composto da magistrati, avvocati, professori di diritto e funzionari amministrativi accoglie l’opportunità di intervenire in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nel nostro Distretto. Per la prima volta, il nostro intervento sarà limitato a un solo tema; formulerò solo alcune brevissime considerazioni sulla “riforma della giustizia”, di cui al disegno di legge n.1917/2024 che avrebbe – secondo la narrazione del Governo – il suo punto forte nella separazione delle carriere. A ben vedere, una prospettazione che non tiene conto dei fatti.Dai dati forniti dal C.S.M. risulta che negli ultimi diciotto anni si sono registrati, in media, quarantacinque passaggi di funzione all’anno, pari a una percentuale media dello 0,53 % rispetto all’organico in servizio. Tale dato conferma che l’obiettivo sotteso alla riforma non è quello, ampiamente diffuso sui media, di garantire il “giusto processo”, separando le carriere: la separazione è già in atto, di fatto, da anni. Ma di questo dato non sembra tener conto neppure il Consiglio Nazionale Forense, nell’aderire acriticamente alla proposta di riforma.Ci chiediamo quindi quale sia il reale obiettivo che intende perseguire il Governo, proponendo questo disegno di legge costituzionale. Consideriamo alcuni aspetti della

Intervento inaugurazione anno giudiziario 2024
Unendomi ai saluti, ai ringraziamenti ed agli auspici di chi mi ha preceduto, vorrei proporre alcune riflessioni a margine della cerimonia di oggi. Concedetemi una considerazione di carattere generale: l’effettivo rispetto della nostra Costituzione dovrebbe essere garantito dal Parlamento, dal Governo e dall’ esercizio della giurisdizione, oltre che dalla condivisione sociale dei valori costituzionali. Tuttavia la progressiva liquefazione di principi e valori che dovrebbero essere il fondamento della nostra democrazia, a ogni livello – e che potrebbe culminare nella scellerata riforma costituzionale sul premierato, già all’esame del Parlamento – è sotto gli occhi di tutti. Il Governo dopo avere espresso, dopo il suo insediamento a ottobre 2022, l’intento di adeguarsi a valori liberali ha invece incrementato gli interventi repressivi (dai rave-party al d.l. “Caivano” n. 123/2023 sulla devianza minorile). Al contempo ha alleggerito la responsabilità penale dei colletti bianchi con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, la revisione del traffico d’influenze illecite e la riforma della prescrizione. Non sfugge che tali interventi da un lato aumentano le diseguaglianze e dall’altro attenuano la responsabilità penale per reati di danno al tessuto sociale e amministrativo del Paese. La politica giudiziaria del Governo appare votata all’inefficienza: per la prima volta la legge di stabilità non ha

Intervento inaugurazione anno giudiziario 2023
Unendomi ai saluti, ai ringraziamenti ed agli auspici di chi mi precederà, vorrei proporre alcune riflessioni in quello che si avvia essere il termine della cerimonia di oggi. Viviamo oggi una crisi della democrazia rappresentativa e delle istituzioni democratico rappresentative senza precedenti, in un contesto di crisi economica e dello stato sociale che fa crescere le diseguaglianze, alimentando – da una parte – la sfiducia nelle istituzioni e – dall’altra – la cieca fiducia di una parte consistente di cittadini e cittadine nelle forze populiste. Ciò in un contesto di guerra alle porte dell’Europa, impensabile solo un anno fa. La vitalità della nostra Costituzione, e in generale delle costituzioni, si misura sul radicamento nella società; oggi, purtroppo, assistiamo a una involuzione democratica interna, dalle cause complesse, che temiamo sia destinata a indebolire anche l’effettiva protezione dei diritti individuali. Stringiamo il campo, con qualche riflessione sullo stato della giustizia.I temi sono tanti e tutti delicatissimi: l’ergastolo ostativo, la ventilata riforma sulla disciplina delle intercettazioni – molto preoccupante per l’approccio prospettato quasi come un conflitto sui poteri dello Stato – l’impatto sul diritto di famiglia della riforma Cartabia, per citarne solo alcuni. Mi limiterò, in questa sede, a trattarne uno soltanto.Il Piano