Intervento inaugurazione anno giudiziario 2025

Anche quest’anno – come da oltre vent’anni – il Comitato per lo stato di diritto, composto da magistrati, avvocati, professori di diritto e funzionari amministrativi accoglie l’opportunità di intervenire in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nel nostro Distretto.

Per la prima volta, il nostro intervento sarà limitato a un solo tema; formulerò solo alcune brevissime considerazioni sulla “riforma della giustizia”, di cui al disegno di legge n.1917/2024 che avrebbe – secondo la narrazione del Governo – il suo punto forte nella separazione delle carriere.

A ben vedere, una prospettazione che non tiene conto dei fatti.
Dai dati forniti dal C.S.M. risulta che negli ultimi diciotto anni si sono registrati, in media, quarantacinque passaggi di funzione all’anno, pari a una percentuale media dello 0,53 % rispetto all’organico in servizio.

Tale dato conferma che l’obiettivo sotteso alla riforma non è quello, ampiamente diffuso sui media, di garantire il “giusto processo”, separando le carriere: la separazione è già in atto, di fatto, da anni.

Ma di questo dato non sembra tener conto neppure il Consiglio Nazionale Forense, nell’aderire acriticamente alla proposta di riforma.
Ci chiediamo quindi quale sia il reale obiettivo che intende perseguire il Governo, proponendo questo disegno di legge costituzionale.

Consideriamo alcuni aspetti della riforma.

Essa prevede la creazione di due C.S.M., uno per la magistratura requirente, uno per la magistratura giudicante; quindi un primo obiettivo della riforma è quello di separare non le carriere, ma la magistratura, utilizzando il sorteggio per la provvista dei membri togati.

Nella scelta del sorteggio si legge il tentativo di far rivivere una concezione della magistratura come “corporazione” indifferenziata nella quale non possono assumere rilievo le diverse identità e interpretazioni della funzione, impedendo ai magistrati di scegliere i propri rappresentanti.

Il Governo fa ricorso al sorteggio per snaturare, impoverire e, in fin dei conti, svilire l’esperienza di governo autonomo della magistratura e quindi la magistratura stessa.

Anche l’istituenda Alta Corte di disciplina che dovrebbe giudicare i magistrati, sottraendo tale funzione al C.S.M., patisce tale “vizio” nella sua formazione.

Da quanto osservato – in estrema sintesi – appare chiaro che l’obiettivo non dichiarato né dichiarabile del Governo è quello di contenere e ridurre l’autonomia della magistratura, e cioè di uno tre pilastri dello Stato di diritto, portando a compimento “il piano” del ventennio berlusconiano, quando abbiamo assistito ad attacchi frontali alla magistratura, anche da parte dei media, ogni qual volta un magistrato, con la sua azione, “disturbava” l’esercizio di governo.

La riforma della giustizia appare quindi espressione di un potere politico che ha abbandonato la Costituzione come punto di riferimento del suo operato: di questo dovrebbe rendere conto al Paese, senza infingimenti.

Non avremmo mai creduto di pronunciare un’affermazione tanto grave, tantomeno in un’occasione così solenne.
L’auspicio, con il quale si chiude il nostro intervento, è che l’ottantesimo anniversario della Liberazione, che si celebrerà quest’anno, induca tutti, politici, cittadini, operatori del diritto a riflettere sulla necessità di conservare integra la nostra democrazia nel pieno rispetto dell’equilibrio codificato dei poteri, a garanzia e difesa dei diritti dii tutti.

Vi ringrazio.

Per il Comitato per lo Stato di diritto
Avv. Cristina Osmo Morris
Genova, 20 gennaio 2024